ULTRAMARATONA DELLE FIABE - 7 Settembre 2024

ULTRAMARATONA DELLE FIABE - 7 Settembre 2024
Campionato Nazionale IUTA 30 Miglia

27 maggio 2010

"6 Ore dei Templari 2a edizione - a cura di Gabriele MAZZOCCOLI

La seconda edizione della ultramaratona/maratona “6 Ore dei Templari – Memorial

Vito Frangione”, si è chiusa lo scorso otto maggio, raccogliendo riscontri

positivi ed ottime recensioni. A distanza di qualche settimana, è giunto il

tempo della riflessione.

In termini organizzativi quello che si nota, passando da una prima ad una

seconda edizione, è una maggiore padronanza (dove maggiore non significa per

questo esaustiva) dei meccanismi gestionali, forse una minore ansia

accompagnata, comunque, dalla solita, contagiosa adrenalina e quindi, tutto

sommato, è proprio vero che l’esperienza insegna. Al contempo, però, si nota

anche quella che non si fa fatica a chiamare “perdita dell’innocenza”: l’

incanto della prima volta, le emozioni che la accompagnano, lo stupore negli

occhi degli altri, cambiano colore e tono di voce. Tutto è un po’ più

efficiente, tutto è un po’ più smaliziato, e allora ci si chiede se il successo

delle grandi manifestazioni non dipenda dalla capacità di crescere, non

soltanto in termini di numeri. La “6 Ore dei Templari” è nata con uno spirito

schietto, amichevole, semplice e, forse, questo spirito è stato il suo punto di

forza al punto da poterne diventare il marchio. Ed è quando lo spirito diventa

un marchio che la ruota inizia a girare diversamente: a Banzi e, in generale,

in Basilicata, è ancora presto per parlare in questi termini, ma di certo gli

ingredienti ci sono tutti. C’è un luogo splendido, per molti versi addirittura

incontaminato, c’è gente generosa ed accogliente, ci sono volontari dalle

ottime doti, istituzioni sensibili e disponibili a collaborare ma, soprattutto,

c’è un evento che ha un grande potenziale di crescita.

Fin qui, nulla da eccepire. Finché non ci si chiede: in che direzione si

ritiene sostenibile crescere? Si cerca un’ottica imprenditoriale, si intende

mantenere intatto lo spirito della prima e, in parte, della seconda edizione,

oppure si vuole curare il particolare a partire dal generale?

Proviamo a spiegare meglio…


Se una manifestazione sportiva ha grosse ambizioni, deve puntare molto in

alto, ricevere un sostegno costante, sia in termini economici che umani, deve

diventare un appuntamento istituzionale e dotarsi dei mezzi tipici di una

società a tutti gli effetti: comunicazione, marketing, pubbliche relazioni,

contatti con gli sponsor, ma soprattutto progettazione ed amministrazione. Deve

uscire fuori dai confini, regionali e nazionali, trasformarsi completamente in

marchio ed abbandonare qualsiasi ottica miope. Se, d’altro canto, intende

mantenere intatto il proprio spirito, una manifestazione sportiva non deve

dimenticare che lo sport è il proprio obiettivo primario, ed il benessere degli

atleti è il suo credo. Un tale scopo implica generosità, disinteresse, la

valorizzazione della propria identità non come marchio, ma come impegno di

ciascuno nell’essere e nel darsi al meglio di sé, però per una causa comune.

Tutto ciò significa mettere in atto una forza centripeta che punta al

territorio, ai comuni vicini, alla gente del posto, con la testa aperta quanto

il mondo intero. Forse, questa, è la sfida più difficile da raccogliere.

Quella che, invece, sarebbe meglio non raccogliere mai, tratta una

manifestazione sportiva come un mezzo perché ognuno, dal singolo volontario all’

istituzione, passando per l’atleta ospite, possa curare il proprio interesse

particolare. In casi simili, il disastro è dietro l’angolo e a perderci è la

qualità organizzativa, tecnica, ma soprattutto umana. Si tratta di un rischio

che corrono tutti i piccoli eventi carichi di promesse: spesso vogliono fare il

salto di qualità, ma lo fanno solo nella testa di chi intende fare il proprio,

magari scimmiottando uno spirito ormai bello che perduto. Ecco: dovendo

auspicare un futuro per la “6 Ore dei Templari”, questo è l’ultimo che

sognerei.

Nel tripudio di quei due giorni così colorati di bambini, di atleti, di

prodotti tipici, ma soprattutto di sport, qualcuno vendeva i panini, qualcuno

mancava senza avvertire nonostante le tante promesse, qualcuno capiva il

potenziale volume d’affari e si faceva, a suo modo, pubblicità, qualcuno

cercava la mano da stringere, ma non per amicizia, qualcuno pretendeva senza

chiedere, qualcuno chiedeva senza domandarsi, qualcuno chiedeva del campione

senza accorgersi dell’uomo, e chiunque potrebbe pensare … “Niente di nuovo,

sotto il sole. Siamo esseri dannatamente umani!” ma tutto questo, a chi sognava

un tempo una piccola gara tra amici, sembrava come una sottile, impercettibile

crepa in un palazzo di rara bellezza.

Dovendo auspicare un futuro per la “6 Ore dei Templari”, penso ad un’intera

comunità che si impegnerà in prima persona scegliendo, secondo le proprie

possibilità e l’esperienza maturata in questi due anni, la strada più

praticabile: l’ambizione, oppure lo spirito.

Personalmente, nessun velocista internazionale e nessun campione blasonato,

nessun titolo sui giornali nazionali e nessun complimento valgono un sindaco

vestito da templare, un’atmosfera autentica e familiare, il fascino di qualche

piccola imperfezione risolta “a modo nostro”, la medaglia al collo di un

bambino e gli amici, vicini e lontani, che restano anche quando la festa è

finita.

Gabriele Mazzoccoli

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