ULTRAMARATONA DELLE FIABE - 7 Settembre 2024

ULTRAMARATONA DELLE FIABE - 7 Settembre 2024
Campionato Nazionale IUTA 30 Miglia

20 giugno 2014

31 Maggio 2014 - 6 ore del borgo

Al netto dell’ideologia, ragionevolmente auspicabile a 70 anni dalla caduta del regime, quella scritta che campeggiava in cima al palazzo più alto del Borgo Incoronata, costruito negli anni ’40, sembrava fatta apposta per quella squadriglia di 36 concorrenti che si accingevano a correre per 6 ore, sabato pomeriggio, 31 maggio.
foto 2Per ben 41 volte hanno attinto da essa energie i 17 che hanno corso la maratona, e ancor di più i 19 che hanno corso per l’intera durata della gara, sul circuito di circa un chilometro. Quella costruzione a due piani, semplice, essenziale, senza fronzoli, con un’aquila romana come unico fregio, metteva ancor più in risalto il contenuto del più famoso dei motti del periodo: “Credere, Obbedire, Combattere”. Gli ultramaratoneti, infatti, credevano in quello che stavano facendo, obbedivano ad un moto interiore della loro anima, combattevano perché la gara è lotta e battaglia. Non avrebbero, altrimenti, sprecato il lungo fine settimana nell’aperta campagna pugliese, ad una manciata di chilometri da Foggia.
Tre lettere incise su un’altra casa, O.N.C., tracciavano sinteticamente la storia del borgo rurale.
L’Opera Nazionale Combattenti fu istituita nel 1917 e si proponeva di dare casa e terra ai reduci della prima guerra mondiale per favorire il loro reinserimento nella vita civile e ripagarli delle sofferenze patite nelle trincee del Carso. La bonifica dell’Agro pontino, ad esempio, è il risultato dell’applicazione pratica di queste idee. Nel 1935, la direzione dell’Ente venne affidata ad Araldo di Crollalanza, efficientissimo e integerrimo “governatore” della Puglia, che fece molto per la Regione.
foto 3Nel breve percorso del piccolo borgo, era il palazzo del Comune la costruzione che più colpiva i concorrenti. Un maschio cubo a due piani con piano-terra attraversato da vuoti archi a tutto sesto. Sotto uno di essi, un sarcofago del III sec. d. c., rinvenuto nel territorio, con una dedica che è un atto d’amore: “Sacro agli Dei Mani, ad Asimia Stephanidi, coniuge incomparabile, io Aurelio Mestrius, militare richiamato in sevizio, a lei benemerita, che visse 30 anni e con me 15 anni e mesi 5. Asincrite, addio”.
Tutto il borgo era un’insieme di archi. Si correva fra archi a non finire, forse più numerosi degli stessi abitanti, inseriti in strutture che davano un senso di potenza all’ambiente, influenzando positivamente la fatica degli ultramaratoneti. Perché l’atmosfera, il paesaggio e l’architettura del percorso influenzano la prestazione atletica.
Pochi metri nel centro abitato, e ci si trovava subito in viali fiancheggiati da eucalipti, qualche pino e qualche quercia, immersi nella campagna del Tavoliere, fatta di boschetti, uliveti e spighe di grano mosse dal vento, sulla quale dominava l’alto campanile del vicino Santuario dell’Incoronata. Se le quattro case del borgo sono recentissime, la chiesa ha una storia millenaria ed era posta sulla Via Sacra Longobardorum, per la quale i Longobardi salivano a Monte Sant’Angelo a venerare il loro patrono, San Michele Arcangelo. Federico II di Svevia (1194-1250), che amava praticare la caccia, si fece costruire un castello da queste parti.
foto 4Picchia il sole delle ore 14:00 sulle teste dei concorrenti, in parte mitigato dal vento. La città e la campagna sono silenziose e deserte. Si ode soltanto il battito dei passi e il fruscìo del vento che s’infila nei tunnel creati dalla serie degli archi. Poi il sole scompare, coperto dalle nubi, e rimane il vento a sibilare sempre più forte. Sul finire, complice una pioggerellina, la temperatura si avvicina a valori invernali.
Una gara con pochi partecipanti, si direbbe. Ma se si paragonano i 36 classificati con i 1000 abitanti che popolano il borgo e la campagna circostante, essi rappresentano il 3,6%; mentre i 20.000 maratoneti di Roma, rispetto ai suoi 3.000.000 di abitanti, rappresentano soltanto lo 0,66%; peggio ancora è messa la mitica New York, i cui 50.000 partecipanti rappresentano soltanto lo 0,45% rispetto ai suoi 11.000.000 di abitanti. Pertanto, la 6 ore del Borgo è la più partecipata del mondo in termini relativi, che si dimostrano un criterio di giudizio più appropriato dei valori assoluti. Naturalmente, questa è una battaglia persa, perché i forti impongono, a seconda delle circostanze, il criterio per loro più conveniente, che poi convertono in legge! Per quanto riguarda i costi… meglio non parlarne!
Come accennato, l’ambiente condiziona la prestazione. Hanno tratto il maggior beneficio dalla scritta, dall’aquila romana, dagli archi e dalla quiete della campagna, Vito Intini (66,950 km) e Nunzia Patruno (53,560 km), vincitori della 6 ore, e Luciano Raffaele (3:21:02) e Giovanna Carla Gavazzeni (5:54:40), vincitori della maratona.
Le premiazioni sono state effettuate sotto gli archi comunali percossi dal vento, mentre calde luci rischiaravano la piazza deserta.
Faccio appena in tempo a prendere un caffè al bar, che sta già chiudendo. Ma com’è la vita in un borgo con poche case? La pace della campagna è preziosa. Ma anche di troppa pace si può morire!

by Michele RIZZITELLI

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